giovedì 22 agosto 2013

L'agi(bi)lità del giaguaro

Agibilità politica, ovvero come aggirare la costituzione e attaccare l'indipendenza della giustizia senza dar troppo nell'occhio.
Spesso in questi giorni si è parlato di 'agibilità politica' con la volontà di aggirare la sentenza della cassazione sul caso mediaset che prevede l'interdizione dai pubblici uffici.
Sullo sfondo di questo dibattito vi è l'attacco continuo al giudice Esposito, il quale ha la grave colpa di aver letto la sentenza. Il nemico da demonizzare, screditare e attaccare è proprio Esposito.




Come nei regimi comunisti (tanto vituperati da Berlusconi) il giudice è stato sottoposto al pubblico ludibrio, ne è stata messa in discussione la professionalità e di conseguenza la sentenza della cassazione, dimenticando che Esposito non era l'unico membro del collegio giudicante.
Evidentemente Esposito è l'anello più debole della catena.
Nessuno però è entrato nel merito della sentenza, pare non esserci infatti alcun tipo di vizio procedurale o applicazione improprie delle norme. La tattica è rendere opinabile anche ciò che non lo è, attaccando con ogni mezzo le istituzioni.
Gli uomini di Berlusconi sono avvezzi a questi metodi da regime, da citare il caso del giudice Mesiano pedinato, sbeffeggiato e additato, in un servizio di Mattino 5, come stravagante perché indossava dei calzini turchesi. Claudio Brachino, per aver violato la privacy del giudice Mesiano, è stato sospeso per due mesi dall'ordine dei giornalisti.
Insomma, sentenze e istituzioni devono essere rispettate solo se favorevoli all'eccellente imputato!


A presto, al prossimo post!
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